Valorizzare esperienze professionali non lineari

In una cultura occidentale dominante che ci vorrebbe consapevoli di cosa fare da grandi il prima possibile e tenaci nel percorrere la strada scelta senza mai sbandare, ecco che i percorsi non lineari ci danno la percezione di essere insicurə, non abbastanza competenti, sbagliatə.

In questo caso studio ti racconto, invece, come puoi rendere le tue esperienze divergenti e labirintiche un aspetto differenziante nel mondo del lavoro, proprio come ha fatto Paola. 

La sfida di Paola

La difficoltà che incontro oggi è quella di creare un filo rosso tra le mie esperienze professionali variegate e le mie attitudini ed esigenze e capire quali altre possibilità potrei perseguire prossimamente.

Come abbiamo lavorato

Il percorso di Paola era eclettico, internazionale e unico nel suo genere. Eppure era come se le sfuggisse di mano, come se quella sua varietà le rendesse difficile esplicitare il senso e il valore di quel puzzle composito.

E proprio come la sua esperienza, anche il suo approccio era curioso, alternativo e ricco di fermento. E, allo stesso tempo, instabile ed energeticamente dispersivo.

Per questi motivi le ho proposto di concentrare il nostro percorso di coaching insieme su:

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mettere a fuoco il suo Scopo

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collegare intenzionalmente i suoi Valori alla sua quotidianità professionale

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far emergere e sciogliere i conflitti latenti tra parte razionale, emotiva e viscerale che le stavano impedendo di riprogettare la sua carriera con serenità ed efficacia

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prendere consapevolezza di cosa cercava e desiderava a livello professionale, e non solo da cosa voleva prendere le distanze. E agire.

Dopo il primo incontro Michela ha subito capito che per sbloccare i “pensieri circolari” in cui mi perdevo e che non mi portavano da nessuna parte, avrei avuto bisogno di un metodo “fuori dagli schemi”. Ha quindi introdotto nel nostro percorso degli strumenti che mi permettessero di trovare una via d’uscita in modo non convenzionale.

Parte essenziale di questo metodo non convenzionale, che io amo definire integrato, sono stati:

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il metodo mBraining, ovvero l’applicazione delle più recenti scoperte neuroscientifiche alla sua riprogettazione professionale, assicurandoci che la direzione scelta da Paola la rispecchiasse non solo sul piano razionale, ma anche su quello valoriale e identitario.

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I giochi seri e, nello specifico, le carte Dixit perché dare una svolta alla propria carriera nella maggior parte dei casi nasconde implicazioni e contenuti latenti, che a parole fatichiamo ad esprimere chiaramente e che necessitano di una porta simbolica per accedervi e acquisire consapevolezza. 

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Il metodo della gentilezza, sviluppato dall’esperta di cambiamento comportamentale Shahroo Izadi, Spesso pensiamo, infatti, di poterci trattare con gentilezza solo una volta diventatə le persone che desideriamo. E invece quale momento migliore per trattarci con cura, se non quello in cui ci mettiamo alla prova e fatichiamo per lasciare abitudini, modi di pensare e affrontare la vita che non ci rispecchiano più? Non meritano forse quel coraggio e quell’esposizione alla vulnerabilità un po’ di supporto?

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Il Job crafting, come strumento per analizzare e scomporre il proprio lavoro per poi ridargli una forma personalizzata, significativa e soddisfacente.

Risultati e impatto generato

Ascolto di sé e della propria parte più autentica che per Paola ha significato prendere le distanze da aspettative esterne e doverizzazioni e portare il focus su ciò che voleva per sé professionalmente

Ri-progettazione di una professione modellata su misura per sé. incentrata sullo scopo personale. Per Paola ha voluto dire anche: rivedere il target di clienti a cui offrire i propri servizi e ripensare la propria offerta di valore 

Uscire dal pensiero circolare autosabotante, mettendo a fuoco le convinzioni limitanti ed elaborando strategie pratiche per tradurre la rinnovata identità professionale in nuovi comportamenti 

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